Descrizione
Costruita a due passi dall’antico ponte romano, sulla sponda nord del fiume Oglio, la manifattura, con le sue pareti bianche e le quattro ciminiere che svettano verso il cielo, testimonia l’importanza che l’industria cotoniera ha avuto (e ha tuttora) nell’economia del nostro territorio. Ma la sua affermazione, a Pontoglio, non è stata facile.
Nel 1861, al momento dell’Unità d’Italia, Pontoglio contava 1679 abitanti. L’attività prevalente era l’agricoltura, svolta “tutto con buoi”, e si coltivavano frumento, mais ed altri cereali. Intorno ai campi c’erano vitigni e gelsi per l'allevamento dei bachi da seta.
Lungo il corso del fiume si erano già sviluppate alcune attività manifatturiere: un mulino ad acqua per il grano, una macina da olio, un mortaio per la pilatura del riso, un maglio da ferro.
Nel 1864 Bernardo Mussio (o Muzio) di Cividate e Antonio Gasparini di Bergamo idearono insieme il progetto per la costruzione di una grande cartiera nel comune di Pontoglio, acquistando macine, case e terreni posti lungo via Industria fino alla confluenza di una piccola roggia nel fiume Oglio.
Tuttavia la messa in opera della cartiera incontrò da subito ostacoli di varia natura. Mussio, vedendo via via sfumare le possibilità di costruire una società anonima, decise di cominciare da solo contando sul credito cospicuo che gli era stato concesso grazie alla sua solida posizione economica. Ma anche in questo modo l’attività non diede i frutti sperati e venne subito sommersa di debiti.
E così, nel settembre del 1882, gli edifici vennero acquistati dal milanese Giulio Sacconaghi, che smantellò la cartiera e la trasformò in una moderna fabbrica di filatura e tessitura del cotone. I lavori di ampliamento del cotonificio proseguirono per tutto il 1883 e le opere di canalizzazione dell’acqua, che dovevano muovere le turbine, furono portate a termine in pochi mesi; nel 1884 venne installata anche una motrice per sopperire alla penuria d’acqua durante i mesi di magra del fiume Oglio.
Da un prospetto manoscritto rinvenuto nell’archivio del comune di Pontoglio, sappiamo che nel 1886 lo stabilimento impiegava continuativamente 164 persone, con turni diurni di 11 ore; “tessitura e filatura lavoravano soltanto in parte di notte”.
Nel 1883 lo stabilimento era stato avviato, ma le difficoltà economiche portarono Giulio Sacconaghi, che aveva affidato nel 1884 la dirigenza del cotonificio al giovane Pietro Taschini, originario di Legnano, a costituire una nuova società con la famiglia dei cotonieri Cantoni, che intervenne ampiamente a sostegno dell’iniziativa.
Ma le difficoltà non erano ancora finite. Tra il 1885 e il 1886 iniziò a manifestarsi una profonda crisi cotoniera e il 21 gennaio 1886 un gravissimo incendio, causato dallo scoppio di una lampada ad olio, devastò lo stabilimento, provocando due morti, diversi feriti e un danno di più di duecentomila lire.
Tuttavia, dopo l’incendio, la vita dell’industria conobbe una fase di espansione: venne abolita la filatura e venne ampliata la tessitura con l’introduzione di una nuova serie di prodotti, velluti e felpe di cotone.
Dopo gli ampliamenti di fine secolo, la fabbrica impiegava 419 operai (tra cui 331 donne), con un orario di lavoro di 12 ore, e funzionava mediamente 280 giorni all’anno: si affacciava quindi al nuovo secolo in una fase di sostenuta crescita produttiva.
Nel 1904 moriva Giulio Sacconaghi e le redini dell’azienda vennero prese da Pietro Taschini, che continuò l’espansione e la specializzazione della ditta.
Nel maggio 1922 scomparve improvvisamente anche Pietro Taschini e nel luglio dello stesso anno la fabbrica si trasformava in anonima, sotto la presidenza dell’ing. Emilio Prandoni.
Nel 1944 cambiava anche il nome: da “Sacconaghi e Taschini” a “Pontoglio S.p.a.”. La manifattura di Pontoglio, dopo essere stata il principale motore del passaggio dal mondo contadino locale ad un’economia industriale, all’inizio degli anni Sessanta sembrava aver perduto la propria centralità.
Nel 1973 una grave crisi interessò il comparto tessile italiano, coinvolgendo anche l’azienda pontogliese, che tuttavia riuscì a riprendersi a partire dal 1982. Negli anni successivi i tessuti di Pontoglio, per la loro alta qualità, vennero addirittura scelti per rivestire gli interni dell’auto ammiraglia della FIAT, la Lancia Thema.
Nel 1985 la “Pontoglio S.p.a.” entrò a far parte del gruppo Pecci di Firenze, che portò avanti una capillare ristrutturazione. Ad oggi le tecnologie di avanguardia non spingono a trascurare l’intervento umano, dallo studio, progettazione e disegno dei nuovi tessuti. Questo settore è coordinato da un noto stilista italiano che affianca un “ufficio stile” interno.
La fabbrica mantiene uno stretto legame con la realtà locale, testimoniata non solo dalla sponsorizzazione di alcune attività sportive locali, ma anche dal fatto che oltre l’80% degli addetti dimorano nel comune di Pontoglio.
Dal 2014 la manifattura è un’azienda di riferimento per la produzione di velluti e fustagni non soltanto nel bresciano: i velluti di Pontoglio vengono venduti sui mercati internazionali e sono esportati in tutta l’Europa occidentale e nei paesi d’oltremare, dalla Corea a Hong Kong, dal Canada agli Stati Uniti, fino al Giappone.
Descrizione della struttura: Complesso con murature portanti in mattoni intonacati per la parte antica e prefabbricati in cemento per la parte nuova. I corpi del nucleo antico per la fabbricazione, la lavorazione e i magazzini hanno copertura a shed e sono illuminati attraverso finestroni a tutto sesto e lucernari. Mantovane in legno percorrono larga parte delle linee di gronda. Il manto di copertura è in tegole marsigliesi. La zona degli uffici ha anch'essa muratura portante in mattoncini intonacati con coperture piane. Il nucleo di ultima edificazione ha coperture piane in elementi prefabbricati e serramenti in pvc.