Descrizione
Presso il ponte sull’Oglio sorge la piccola chiesa di S. Antonio, di cui si ignorano le origini storiche. Mons. Paolo Guerrini asserisce che, per la storia del ponte sul fiume Oglio e della relativa strada romana, questa chiesetta ha molta importanza poiché è da ritenersi un antico ospizio medievale.
Venne costruita probabilmente verso il 1300, a guardia del ponte mobile sul fiume Oglio, per assistere i soldati e i pellegrini che transitavano da Coccaglio sull’antica strada romana, nel periodo delle prime crociate.
Ci sono però altre teorie che la vedono costruita a guardia del fiume Oglio e a protezione dei pescatori, o edificata dagli antenati di un tale Antonio Mignani, vissuto nel 1500; altri ritengono che sia stata costruita dai frati Carmelitani che prima abitavano il Convento, per essere più al sicuro, sulla sponda sinistra dell’Oglio, dalle scorrerie delle bande di ladroni.
Il primo documento storico pervenutoci è quello della relazione della visita pastorale del vescovo Bollani, del 1572, che, parlando delle chiese di S. Antonio e Rocco, disse “furono edificate dal comune e dagli uomini di Pontoglio, tanto tempo fa di cui non si ha memoria, e vi si celebra la messa ogni giorno”.
La chiesa pareva già allora trascurata: infatti, un delegato del Vescovo interdiceva S. Antonio al Ponte fino a che non fosse ornata convenientemente.
Nel corso dei secoli, infatti, venne trascurata, tanto che nel 1611, fu ridotta a deposito di frumento e di fieno e circa nell’anno 1837 venne affittata come magazzino, solo più tardi fu riaperta al culto. La chiesetta ha poco o nulla dell’edificio antichissimo a cui accennano quei documenti.
La graziosa facciata, restaurata, ornata in alto al centro da un ampio oculo tondo sul quale si modella in arco a tutto sesto l’ampio cornicione dentellato ornato di vasi neoclassici, è scandita da quattro lesene che incorniciano la porta e le due grandi finestre.
All’esterno, la chiesa ha tutti i caratteri dell’architettura Lombarda della seconda metà dell’800, con linee mobili e pulite. L’interno, anche per successivi restauri sopravvenuti, non offre appigli per identificare sopravvivenze di linee architettoniche più antiche. Così si può ipotizzare che la Chiesa assunse le linee che ora si ammirano solo dopo il 1886, quando si sviluppò nello stabilimento vicino un rovinoso incendio, in cui sono morte due persone.
Alcuni giorni dopo, la chiesetta venne restituita al culto e fu istituita una sagra, che si svolge il 17 gennaio di ogni anno.
Attualmente, l’interno dell’edificio sacro contiene almeno due elementi di raro pregio artistico, ben degni di essere illustrati e collocati nel giusto valore che loro compete: l’antica statua di Sant’Antonio Abate, in legno policromato, magnifico esempio di scultura lignea bresciano del ‘500 attribuita a Clemente Zamara (1478-1540), ed il finissimo altare neoclassico che la contiene.