Pontoglio, piccolo centro industriale della provincia bresciana, si estende prevalentemente sulla riva sinistra dell’Oglio. È situato a 155 m sul livello del mare, dista 32 Km dal capoluogo e 25 da Bergamo, ed ha una superficie di 11,3 kmq. Il nome della località sarebbe legato alla presenza di un ponte sull’Oglio, il cui corso segnava il confine tra Galli Cenomani e Galli Insubri. In vari punti del territorio sono stati trovati reperti archeologici: tombe, corredi funebri ed altri oggetti nell’area della cascina Gonzarola risalenti al periodo compreso tra il I-II secolo a.C., mentre di grande rilievo fu la scoperta, nel 1950, presso la cascina Campone, di un “Tesoretto” di 355 monete del IV secolo dopo Cristo.

Nel triangolo Valgadori, Galbene, Porto di mezzo sono state trovate tombe barbariche (forse longobarde) del VI-VII secolo. Il segno tangibilmente riconoscibile del periodo longobardo è il toponimo “breda”, rimasto ad alcune cascine: Bredina, Breda, Bredella, Bredabolda, Bredacara. I primi documenti in cui è nominato Pontoglio sono un atto notarile (custodito nella Curia Vescovile di Bergamo) redatto in Palosco nel marzo 959, in cui compaiono come testimoni i fratelli Faustino e Pietro “de Vico Ponte Oleo”, e un documento del 961 che nomina un “Pons Olei” e registra una permuta di proprietà tra il conte Wilfredo di Viadana e il vescovo di Cremona Liutprando. Nel periodo medioevale Pontoglio fu luogo di scontri tra bresciani e bergamaschi che si contendevano l’Oglio. Nella piana tra Pontoglio e Palosco si sarebbe svolta, nel 1156, la battaglia detta delle “Grumore” per il controllo dei castelli di Volpino, Qualino e Ceratello, finita con la sconfitta dei bergamaschi i quali avrebbero perso 2500 uomini ed il gonfalone di S. Alessandro, che fu portato a Brescia e conservato come trofeo nella chiesa dei Santi Faustino e Giovita. 

Più plausibile è la localizzazione della battaglia detta della “Malamorte”, combattuta il 6-7 luglio 1191 poco distante dalla località Cicalino e che richiamò il 14 Gennaio 1192 l’intervento dell’imperatore Arrigo VI. Nello schieramento dei bresciani fronteggianti i bergamaschi, che avevano posto i loro accampamenti presso Palosco e Telgate, a Pontoglio si sarebbe distinto Obizio da Niardo, più noto alla gente del posto con il nome di Sant’Obizio. Infatti la tradizione vuole che dopo tale battaglia si sia ritirato come oblato nel monastero di Santa Giulia raggiungendo la santità. 

Nel 1238 Pontoglio fu tra i primi paesi ad essere occupato dall’imperatore Federico II in guerra con la lega composta da Milano, Piacenza, Bologna e Brescia. Venti anni dopo, nel 1258, il castello ed il paese vennero saccheggiati ed incendiati dai Ghibellini guidati da Griffo de Griffi, spalleggiati da Ezzelino III, Buoso da Dovara e Umberto Pelavicini. Nel 1259 lo stesso Ezzelino da Romano dopo aver saccheggiato gli Orzi, costeggiando il fiume avrebbe raggiunto Pontoglio devastandolo. Tra il XIII ed il XIV secolo si realizzò un’opera di bonifica che portò alla realizzazione di un sistema idrico di seriole e rogge che è continuato nel corso dei secoli. Tra i primi canali di irrigazione sono da segnalare la Vetra vecchia, la Castrina, la Galbena, la Baiona, cui si aggiunsero la Rudiana e la Castellana.

LEONE ALATO

Essendo il paese una località di confine, fu assai conteso tra Milano e Venezia, ma con la pace di Lodi del 1454 entrò a far parte dei domini della Serenissima e vi rimase fino alla venuta di Napoleone, fatta eccezione per il periodo tra il 1509 e il 1512 durante l’occupazione francese, quando Giacomo De La Palisse, diventato celebre più in ragione di un detto che per il suo prestigio militare (donde il termine lapalissiano), che ebbe in dono la contea di Chiari, tentò di ampliare i propri possedimenti con l’aggiunta di Pontoglio e Castrezzato. Fu un’effimera signoria giacché nel 1512 lo stesso De La Palisse, diventato generale in capo dei francesi dopo la battaglia di Ravenna, nella ritirata passò da Pontoglio per non ritornarvi mai più.

Anche negli anni seguenti non mancarono momenti di emergenza, come nel maggio 1522 quando Prospero Colonna con le truppe imperiali vi alloggiò, o quando nel 1527 (l’anno del Sacco di Roma) il duca di Brunswick alloggiò con 18.000 tedeschi a Palazzolo e a Pontoglio, saccheggiando e devastando le campagne. L’accenno alle continue guerre ed ai passaggi di eserciti non deve far pensare ad una inattività economica o ad un continuo degrado. Infatti già dal secolo XVI la vita economica, civile e l’agricoltura pontogliesi ebbero un rilancio di cui sono prova il riscatto di terreni incolti, rogge, nuove cascine ed abitazioni, nonché la riorganizzazione della vita amministrativa. Progetti di nuove rogge vennero approvati verso la fine del secolo. La peste devastò nel 1575-1576 il territorio. Memorabile fu la siccità del 1576. Un incendio doloso distrusse, la vigilia di Natale del 1596, gran parte dell’archivio comunale. Con ducale del Senato Veneto del 1622 veniva eretto sull’Oglio un ponte in pietra di Sarnico.

Nel marzo del 1630 arrivò la peste. Furono costruiti due lazzaretti, il primo in località Santelle (del quale però mancano notizie sicure), il secondo in casa Bazini in contrada sant’Antonio (ora Via Garibaldi). Tale contagio terminò nell’anno 1631. Pontoglio visse momenti difficili nei primi anni del Settecento, durante la Guerra di Successione spagnola, quando il paese fu saccheggiato dai francesi e il Boscolevato diventò quartiere generale di Eugenio di Savoia. Nel corso di tale guerra (e precisamente nel 1706) il Comune inviava a Venezia un lungo elenco dei danni patiti ed un attestato di povertà. Il secolo XVIII fu un secolo di duro lavoro e di crescente povertà. Gli appelli rivolti a Venezia indicano una particolare situazione di disagio sociale. Con un testamento del 18 Marzo 1728 veniva aperta una scuola per bambini poveri, affinché imparassero a leggere e a scrivere. Nell’anno 1786 veniva soppresso il Convento dei frati Carmelitani fondato da frate Dionisio da Pontoglio nel secolo XVI. 

La caduta del dominio veneto portò, tra le novità imposte dalla Repubblica Bresciana e dalla Cisalpina, la realizzazione nel 1810-1811 di un nuovo cimitero in località San Martino. Il dominio napoleonico portò nuove povertà e tassazioni, tra le quali quella del 1812 per sostenere la campagna di Russia. Sempre più impotente, il 14 Giugno del 1841 il Comune fissava la vendita di tutti i suoi averi. Dalla povertà Pontoglio incominciò ad uscire nel 1882, quando un milanese di nome Giulio Sacconaghi giunse in loco per aprire il primo stabilimento per la produzione di velluti che risollevò, insieme ad altre attività economiche, il paese. Di pari passo progredì l’istruzione scolastica, cui si accompagnò la fondazione, grazie soprattutto alla beneficenza di Pietro Taschini, dell’asilo infantile già attivo dal 1892. 

Nel 1901 venne realizzato il primo ricovero per anziani con un’infermeria di nove letti, con sede in Piazza del Comune al N°5. Nell’anno 1911 venne riconosciuto come ente morale. Alto fu il contributo di sangue dei pontogliesi nella Prima Guerra Mondiale, che fece registrare 32 vittime. Risale al 1918 la costruzione dell’Oratorio per la Gioventù. Furono questi anni di grande fermento per quanto riguarda la vita sindacale e per l’associazionismo nel paese. Nell’anno 1925 venne inaugurato il campo sportivo. La Seconda Guerra Mondiale vide sacrificare altre vite giovanili su tutti i fronti, tra cui alcuni partigiani che caddero nella strage di Coccaglio. Nel dopoguerra si verificò un trasferimento della popolazione dall’attività agricola ad altri settori produttivi che portò ad un sostanziale aumento della vita economica e del relativo tenore di vita del paese.

Edifici e Strutture Storiche: